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Le grandi beffe ai danni degli esperti dell'arte contemporanea.

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17 marzo 2023



Nel precedente post l'argomento trattato erano le possibili truffe in ambiente NTF dell'era attuale. Di truffe, o meglio, di beffe ai danni di esperti e cultori d'arte, sia essa contemporanea e non, sono sempre avvenute e continueranno a esistere poiché, mia opinione, l'animo umano rimane troppo vincolato al “vil denaro” a tal punto che ne rimane accecato e quindi possibile preda di smaliziati truffatori.

Due su tutte mi sono rimaste impresse ossia, quella del 1984 relativa al grande artista italiano Modigliani, e quella recentissima del 17 febbraio corrente anno che ha avuto come protagonista la scoperta di una tomba egizia. Inizio con la beffa livornese nella quale sono rimasti, ahimè, coinvolti loro malgrado gli esperti e critici d'arte Giulio Carlo Argan e Cesare Brandi. Nel 1984 ricorreva il centenario della nascita di Modigliani e avere scoperto casualmente tre sculture (teste) riconducibili all'artista toscano è stato un avvenimento troppo ghiotto per lasciarselo sfuggire.

La beffa nasce poiché in quel periodo è allestita una mostra con delle teste di Modigliani al Museo d’arte moderna di Villa Maria. La curatrice della mostra, Vera Durbé con il fratello Dario, sovrintendente alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, per enfatizzare la mostra “rispolvera”, per l'occasione, una vecchia leggenda nella quale si dice che Modigliani avrebbe gettato nei fossi livornesi delle sculture che non gli piacevano. Per tale motivo vengono effettuate delle ricerche nei canali e nei fossi attorno Livorno. Come era prevedibile non si trova nulla. Tre studenti universitari, Michele Ghelarducci, Pietro Luridiana e Pierfrancesco Ferrucci, a quel punto scolpiscono una testa con i tratti lunghi tipici di Modigliani, e la gettano nei fossi. Nello stesso momento anche un altro scultore livornese, Angelo Froglia decide di buttare nel fiume altre due teste. Quindi in totale nei fossi a questo punto ci sono tre teste false di Modigliani.

Dopo una settimana circa di ulteriori ricerche accade “il miracolo”: trovate le teste di Modigliani! Il critico Giulio Carlo Argan conferma che “Le teste sono certamente autentiche! ” La risonanza di questa scoperta è mondiale e sta sfuggendo di mano, come si suol dire, agli ideatori della beffa. A questo punto i tre ragazzi confessano al giornale Panorama la loro “goliardata”. Così dichiarò Gianni Farneti, il giornalista che svelò la beffa su Panorama : “I ragazzi che avevano fatto questo scherzo pensavano che si sarebbe capito subito che le teste erano false e invece le presero tutti per vere. C’è un altro piccolo particolare da aggiungere. Quando cominciarono a scavare nei fossi la prima statua che venne fuori non era una delle loro, era quella dello scultore Froglia (chiamata Modì1), per cui i ragazzi all’inizio rimasero molto perplessi, pensarono che fosse una testa autentica di Modigliani. La seconda testa che venne fuori fu la loro (chiamata Modì2) e poi ne venne fuori un’altra, sempre dello scultore chiamata Modì3. Quando loro capirono che nessuno metteva in discussione il fatto che le teste fossero vere e che tutta la critica italiana inneggiava alle meravigliose sculture di Modigliani, cominciarono a pensare che dovevano rivelare lo scherzo, a quel punto mi consultarono”. Ovviamente anche il quarto “falsario”, il Froglia, che aveva fatto le altre due teste, uscì allo scoperto e la cosa degenerò in una gigantesca farsa: si era giunti al punto tale che i tre ragazzi, in ripresa diretta, realizzarono altre sculture a dimostrazione che dicevano il vero. Tutto questo a discapito del povero Modigliani e soprattutto del malcapitato esperto e critico d'arte Giulio Carlo Argan che continuò, fino alla sua morte, a sostenere che le teste erano autentiche.

Il secondo evento “beffardo” è, come accennato, quello relativo alla scoperta della finta necropoli egizia La tomba egizia era stata allestita a Beni Suef, una città sul Nilo circa 150 km a sud del Cairo. Il sito archeologico anche se ben realizzato non ha messo in difficoltà il comitato sotto la guida del direttore delle antichità di Beni Suef, Omar Zaki, che ha da subito decretato che si trattava non di una scoperta degna di nota bensì di una clamorosa “bufala”. Lo scopo di questa iniziativa aveva come obiettivo quello di truffare gli incauti acquirenti di reperti egizi. A confronto con quello livornese questo secondo evento si è concluso in tempi brevi e senza aver “scomodato” più del dovuto gli esperti, i media nazionali nonché quelli internazionali.


In conclusione da queste due vicende si può dedurre due cose:

1) la parola degli esperti, forse, non sempre va presa per oro colato

2) non è tutto oro ciò che luccica...soprattutto quello trovato nelle tombe egizie.

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